Il sapore della globalizzazione per un viaggiatore occidentale

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Cosa differenzia oggi un paese dall’altro nel mondo occidentale? Se escludiamo la storia prepotente di alcuni paesi, se escludiamo l’arte che caratterizza altri, non so ancora cosa fa la differenza.
Ti sembra poco? – direbbe qualcuno. No, non è poco ma non basta. Altrimenti quale dovrebbe essere la differenza tra un viaggiatore ed un turista?
Se vogliamo vivere il presente, la storia e l’arte sono inevitabilmente qualcosa che non ci riguarda. Ovvio, mi riferisco all’arte dei musei, non a quella prodotta nel quotidiano nelle officine e forse anche nelle strade. La dimensione del viaggiatore è una dimensione di scoperta; una indagine di se è delle altre culture intese come studio dei comportamenti dell’uomo.
Certamente non voglio pretendere di accostarmi ad un antropologo ma se viaggio lo faccio per conoscere. Voglio conoscere gli usi di chi mi ospita e voglio, sopratutto, capire il perché stesso degli usi. Perché tu mangi questo cibo che io ritengo disgustoso e tu pensi altrettanto del mio? Perché è normale per te sputare per strada mentre per me è villano? Al momento non penso che ci sia altra motivazione nei miei viaggi.
Il viaggiatore ha una predisposizione spugnosa dell’anima. Mette in discussione il proprio ego per confrontarsi e questo, forse, purtroppo nel mondo globalizzato avviene sempre di meno. Mi risulta difficile immaginare ad un novello Goethe che visita il sud Italia. Oggi quel sud Italia è forse un paese dell’Africa o un qualche posto del sud est asiatico.
Gli Stati Uniti sono una continua sorpresa – piacevole il più delle volte – ma ciò che li accomuna alla vecchia Europa è più di ciò che li differenzia. Stessi trasporti, stesse modalità di comunicazione. Blog e Facebook, iPhone ed iPod. Treni e metropolitane, vetture moderne e scarpe alla moda. Cosa c’è qui che non trovo in Italia?
Dunque cerco di dimenticare questo “in comune” e vado più a fondo. Mi intrattengo in file per prendere il treno, parlo di arte con una 80enne che dimostra 20 anni in meno (ma non erano tutti malati qui?). Chiacchiero con i taxi drivers che a mala pena comunicano in inglese. Insomma, cerco di calarmi nei panni del curioso ancora una volta… Staremo a vedere che novità. Intanto sono arrivato alla stazione di Newark. Le travi sembrano quelle di Milano centrale… Meno belle però.